Sheila e Piero

Sheila e Piero

È fatta, è il giorno;  oggi ci si sposa. Piero non è nervoso, anzi forse è anche troppo rilassato. È andato a comprare cintura e cappello questa stessa mattina, sotto gli occhi increduli dei venditori: “ma lei si sposa oggi?!”, “eh sì!” risponde con un sorriso largo.

Anche l’animo di Sheila è placido, non se l’aspettava, ma dopo settimane di lavoro e frenesia sa che quel che è fatto è fatto, ora basta lasciare che le cose accadano.

Certo che l’emozione c’è, ma è un sentire sereno, senza agitazioni. Lo stesso non vale per mamma che annega nel panico assieme alle testimoni, tanto che nemmeno in tre riescono a far funzionare la macchina del caffè. A Sheila scappa qualche risata mentre le guarda litigare con le capsule: in questa giornata niente la può buttare giù di morale, nemmeno la pioggerellina che più tardi la sorprenderà e continuerà ad andare a venire, ma che importa? Quella è la loro festa, piena di persone venute da ogni dove per stare con loro, sarà comunque speciale. Hanno inventato la cerimonia in ogni fase, la volevano intima e personale, per il significato che ha.

“Quindi? Vuoi fare solo il rito civile, con il sindaco?”

“Uhm, no, troppo formale”.

Così a sposarli è Alvise, il fratello di Piero. Certo, dopo ci sono anche il primo cittadino e la lettura degli articoli, ma in verità il “sì” che li  fa sentire marito e moglie è proprio quello informale, quello detto ad Alvise.

Quindi eccoli là, lanciati in quella data pensata con spirito leggero in ogni dettaglio. Chi se ne frega della pomposità e dello sfarzo. L’importante è sentirsi tutti a casa, accoccolati in una giornata di gioco e intimità.

Tutto è molto veloce, Piero  un’ora e mezza prima si prepara e gestisce gli ultimi aggiustamenti, la posizione delle sedie, il sound check, “e gli ombrelli ci sono?”.

Sheila ha fatto colazione al bar, il caffè è caldo e amaro come sempre: la percepisce come una giornata qualsiasi, e le sembra incredibile. Poi piano piano, scivola a sua volta nelle tonalità uniche di quel passo a due. Sul suo camperino Volkswagen,  quello con cui ha vissuto infinite avventure, abbracciata dalla stoffa bianca del suo David Fielden, si sente attraversata da una felicità chiara e netta. Intanto il papà regge il volante e plana fra i suoi pensieri, il mezzo scivola sicuro e tagliente sulla sua rotta, quasi fosse una barca a vela. E Piero già l’aspetta sull’altare, il sole è arrivato prima di lei, a spaccare l’attesa. Il clima serafico e l’emozione per le prove appena concluse gli hanno dato una serenità solida.

E poi finalmente eccola lì, al centro dell’attenzione di tutti, “sei bellissima amore mio! Vedrai, verrà benissimo” le dice, prendendola fra le braccia. Perché, c’è chi ha dubbi? In realtà non li ha nemmeno lui, lo dice perché non riesce a contenere l’entusiasmo per aver visto concretizzarsi la cerimonia nelle prove, glielo si legge nello sguardo.

Piero ha un momento di tentennamento mentre Sheila fa la sua promessa, poi si ritrova più saldo che mai: in realtà quello è l’attimo che lo porta a capire perché sia giusto essere lì. Non c’è nessuno a portare gli anelli -troppo scontato-, lo fanno tutti: i due piccoli sigilli passano infatti di mano in mano fra  i presenti, fino ad arrivare a loro.

La cerimonia si scioglie in una goccia di tempo, adesso è tempo di lanciarsi nella festa, fra i fiori di campo e i segnaposto fatti col legno del bosco dei nonni. Il bouquet invece l’ha fatto Valeria con le sue mani, è di carta: bellissimo e fragile. Quando per Sheila arriva il momento del lancio a Vale salta il cuore in gola! Non sa che ne hanno fatto fare un altro dal fioraio solo per il lancio, ma la faccia che farà quando lo agguanterà con disperazione sarà impagabile...
Il resto  della giornata si vive così, fra balli e chiacchiere, con un bicchiere di vino rovesciato sul vestito della sposa senza riuscire a rovinare l’atmosfera; risate ed emozioni, sulle note dei “Di Oach”.

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